“L’uomo giusto al posto giusto” è in sintesi l’obiettivo che la psicologia in ambito organizzativo si è data nel corso del tempo: ciò che è cambiato sono i criteri con cui quest’affermazione è stata interpretata e sviluppata.
L’interesse della psicologia nei confronti dell’uomo in quanto lavoratore sono iniziati il secolo scorso (primi ‘900), quando in piena rivoluzione industriale l’obiettivo primario era la massimizzazione dei profitti. In questa prima fase non venivano tenuti in considerazione i temi quali la motivazione e la soddisfazione individuale, ma piuttosto l’uomo veniva interpretato come una macchina a cui poter insegnare come svolgere una precisa e circoscritta attività (Taylorismo). Si iniziò quindi a pensare all’utilizzo della psicologia soprattutto in ambito di selezione, proprio per identificare “l’uomo giusto al posto giusto”. Con il passare degli anni fu chiaro il fallimento del paragone tra l’uomo e la macchina e si iniziò ad inserire a piccoli passi degli elementi che ad oggi ci sembrano piuttosto ovvi, come le aspettative, la motivazione e le caratteristiche di personalità.
L’introduzione della valutazione del potenziale risale alla seconda guerra mondiale in ambito militare, al fine di identificare tra i soldati tedeschi chi fosse in possesso della capacità di leadership per occupare in futuro una posizione di comando. Dobbiamo aspettare però gli anni 50 per vederne l’applicazione anche in ambito manageriale in America (American Telephon&Telegraph). In Italia abbiamo visto l’ingresso dell’uso dell’assessment a partire dagli anni 70. Anche in questo caso “l’uomo giusto al posto giusto” ritorna come concetto cardine.
Il concetto di formazione è stato introdotto intorno agli anni 40 del secolo scorso. In principio era interpretato prevalentemente come “addestramento” e quindi ristretto ad un ambito tecnico; solo verso gli anni 60-70 (in base al paese di riferimento) si è iniziato a parlare di formazione di tipo manageriale, volta al miglioramento dei comportamenti, per inserire “l’uomo giusto al posto giusto”.
Oggi il contributo che una formazione di tipo psicologico può dare all’interno di un’azienda riguarda diversi aspetti all’interno della funzione HR. In base alle dimensioni della società, è possibile trovare all’interno della funzione un diverso livello di articolazione delle attività. Seguendo un percorso logico e sequenziale, potremmo riassumere le possibili attività come segue:
Ciascuno di questi aspetti merita delle attenzioni per comprenderne meglio il funzionamento e le attività, proprio per questo motivo intendiamo approfondire ogni aspetto in modo sintetico ma allo stesso tempo esaustivo. Pubblicheremo nelle prossime settimane degli articoli dedicati ad ognuno di questi argomenti, quindi stay tuned e…alla prossima settimana!