I disturbi alimentari alla luce della teoria dell’attaccamento
autore: Eleonora Sanna
L’ assunto di base da cui si è partiti è che le relazioni precoci possano giocare un ruolo rilevante nello sviluppo delle patologie alimentari sia nel senso di rappresentare possibili fattori di rischio, sia in quanto fattori protettivi.
Da questo punto di vista, relazioni precoci caratterizzate da marcata disfunzionalità che portano allo sviluppo di attaccamenti insicuri, potrebbero in effetti aumentare il rischio di insorgenza di tali patologie. Al contrario relazioni di attaccamento sicure,potrebbero proteggere da queste eventualità.
La sintomatologia dei disturbi dell’ alimentazione può essere strettamente connessa con una storia di relazioni di attaccamento insicure e disfunzionali.
L’ insicurezza delle relazioni precoci aumenterebbe le difficoltà evolutive nella costruzione dell’ idea di sé e dell’ immagine corporea, nello sviluppo dell’ autostima, nella regolazione degli stati interni e condurrebbe a sentimenti di inadeguatezza nelle relazioni interpersonali.
La teoria dell’ attaccamento offre una cornice teorica entro cui comprendere le difficoltà della persona con disturbi alimentari verso il cambiamento. Questa comprensione può avvenire attraverso due vie; da un lato, tramite il ruolo delle rappresentazioni interne è possibile capire la scarsa disponibilità dei pazienti a modificare un funzionamento interpersonale che consente comunque un equilibrio, e che in quel momento rappresenta l’unico coerente con le esperienze relazionali significative fatte fino a quel momento. Tale considerazione deve guidare il terapeuta nel processo di cura, proteggendolo da fenomeni di scoraggiamento o interventismo, volto solo alla risoluzione del sintomo anche se , l’impossibilità di eliminarlo , conduce spesso ad un vissuto di impotenza.
Semerari (2002)evidenzia come uno dei principali fattori di crisi dell’alleanza terapeutica sia la sfiducia del terapeuta che si traduce nella convinzione di inutilità dell’ intervento, e ciò si verifica in particolare con i pazienti con DCA e nelle dipendenze , nella quale spesso ci sono ricadute ossia il paziente ricade nei comportamenti di abuso nei caso di cibo o sostanza.
L’ altro elemento che permette di utilizzare la teoria dell’ attaccamento per la cura dei DCA, è appunto il ruolo del terapeuta. La relazione che si costruisce con il paziente puo’ essere una base sicura all’ interno della quale scoprire e sperimentare, un nuovo punto di vista, un nuovo funzionamento interpersonale ( Fonagy et al, 2002). per ciò è importante che il paziente percepisca di essere compreso, e di poter “cooperare” strategicamente con il proprio terapeuta ed è importante formulare obiettivi condivisi tra le due parti, anche rispetto al significato e alla messa in discussione del sintomo.
Nel caso dei disturbi alimentari il processo di una relazione terapeutica efficace è un processo lungo in riferimento alla teoria dell’attaccamento consente di spiegare e di capire la necessità di un tempo cosi lungo per creare una relazione sicura attraverso cui la persona veda con occhi diversi ( come problema) il sintomo ( ossia la ricerca della magrezza o l’ uso incongruo del cibo) ed arrivi a concepire il suo funzionamento interpersonali e le dolorose rappresentazioni di sé e del mondo .