L’emergenza sanitaria che stiamo affrontando ha sconvolto i paradigmi delle nostre vite innescando alti livelli di paura nelle persone.
Umberto Galimberti definisce la paura come una “emozione primaria di difesa, provocata da una situazione di pericolo che può essere reale, anticipata dalla previsione, evocata dal ricordo o prodotta dalla fantasia.
La paura è un’emozione naturale e funzionale in situazioni di pericolo, quando abbiamo la percezione della presenza di una minaccia ci spaventiamo e il nostro corpo produce adrenalina, l’ormone che induce cambiamenti emotivi e fisici preparandoci all’azione;
Che cosa significa che il nostro corpo si prepara all’azione quando sentiamo paura?
Per affrontare il pericolo reagiamo principalmente in quattro modalità, in base alla valutazione cognitiva dello stimolo minaccioso; cerchiamo di capire meglio questo concetto, osservando più da vicino tutte le modalità con cui possiamo gestire la paura:
- L’Attacco: ci consente di affrontare il pericolo e combatterlo. Attuiamo questa reazione quando percepiamo di poter avere più risorse dell’oggetto spaventoso e poterlo sconfiggere. Proviamo a pensare ad esempio a un cane di taglia piccola senza problematiche comportamentali, mentre è con il padrone: quando incontrerà un cane di taglia grande che abbaia, risponderà esattamente allo stesso modo poiché sentirà che la minaccia può essere gestita con l’attacco, grazie alla presenza del padrone che lo renderà forte.
- La Fuga: ci porta ad abbandonare la situazione prima che diventi eccessivamente minacciosa per la nostra sopravvivenza. Ovvero quando sentiamo che l’oggetto minaccioso ha più risorse di quante ne abbiamo noi per combattere e vincere. Sempre pensando al cane dell’esempio, quando da solo incontrerà un cane di taglia molto più grande che abbaia contro di lui, preferirà effettuare una dipartita poiché lo valuterà più forte.
- Il Freezing (congelamento): è un’immobilità tonica, l’essere vivente sembra appunto congelato, un’immobilità che permette di non farsi vedere dal “predatore” mentre si valuta quale strategia (attacco o fuga) sia la più adatta per la situazione specifica.
- Faint (svenimento): Quando nessuna di queste strategie sembra avere qualche possibilità di riuscita l’unica ed estrema risposta possibile è il faint (la finta morte), la brusca riduzione del tono muscolare accompagnata da una disconnessione fra i centri superiori e quelli inferiori. E’ una reazione estrema, si manifesta come una simulazione di morte, ovviamente automatica e non consapevole, perché in genere i predatori preferiscono prede vive.
Per far fronte al pericolo il Presidente del consiglio ha firmato il Dpcm dell’11 Marzo 2020, a cui si sono succeduti altri Dpcm, con una serie di regole da dover rispettare per diminuire il contagio così da affrontare la minaccia e diminuire anche di conseguenza la paura.
Una delle regole imposte è quella resa famosa dallo slogan #IORESTOACASA. Ormai tutti noi restiamo a casa da ventidue giorni e abbiamo davanti a noi ancora diverse giornate di convivenza o reclusione “forzata”.
Ma cosa implica a livello emotivo e relazionale questa “nuova” definizione dello spazio?
In questi giorni mi sono imbattuta in una vignetta che ironizzava su questa condizione di reclusione: “Alla fine di questa quarantena, tre saranno le categorie a rapida ripresa: il dietologo, lo psicologo e l’avvocato divorzista”
All’inizio ho sorriso, ma poi mi sono fermata a riflettere.
Ci sono diversi scenari che stiamo vivendo per via della quarantena:
Siamo “costretti” piacevolmente o meno, a una prolungata e costante vicinanza in coppia con o senza figli; Oppure siamo in una condizione di lontananza, ovvero viviamo la quarantena separati dal partner; Altro scenario possibile è quello di chi è tornato a vivere nella propria famiglia di origine; Ed infine, ma non meno importante, c’è chi sta vivendo questo periodo da solo, in una condizione di isolamento da tutto e tutti.
Riprendendo la frase ironica che ho letto sui social, come mai queste condizioni di vicinanza casalinga o distanza fisica, predisporrebbero alla fine di questa quarantena, a rivolgersi a dietologi, psicologi e avvocati divorzisti?
La noia potrebbe rispondere alla domanda sull’incremento dell’alimentazione in quarantena, anche l’attività fisica che è limitata e infine la perdita della cognizione del tempo che ci porta ad essere dei pendoli che oscillano dal frigorifero al divano. Ecco che il dietologo a fine della pandemia avrà lo studio pieno! Ma siamo certi che sia solo questo? Sappiamo che alimentazioni ed emozioni hanno un legame molto stretto e per molti il cibo viene utilizzato come una modalità di gestione di alcuni stati emotivi. Proviamo a chiederci “perché sto mangiando in questo momento, cosa sento?”
Tornando al punto della nostra riflessione L’amore ai tempi del COVID-19, in che modo favorirà psicologi e avvocati divorzisti?
Riflettendo sulle relazioni di coppia, gli scenari a cui assistiamo sono principalmente di due tipi: partner che si sono ritrovati a dover affrontare la quarantena distanti per un lungo periodo e coppie che sono esposte ad una costante vicinanza tra le stesse mura.
Ma cosa vuol dire veramente vicinanza e distanza in un rapporto?
Spesso si sente dire che in coppia è importante mantenere la giusta distanza e la giusta vicinanza. Ma “giusta” è un concetto relativo e personale. Giusta per chi?
Ogni coppia trova la giusta distanza e vicinanza in base a come si sente più comoda e secondo come è più funzionale agli equilibri dei suoi membri. Certo è che in questa situazione è molto complesso seguire gli equilibri in cui la coppia era comoda.
Assistiamo all’insofferenza di giovani coppie condannate a non potersi vedere fino a data da destinarsi, Pensiamo ai soliti cliché di mariti che vanno al supermercato acquistando un pezzo alla volta per garantirsi la possibilità di più uscite, a persone che vorrebbero andare al lavoro come se fosse una vacanza alle Maldive.
Davanti a tutto questo non perdiamo la calma, è naturale essere insofferenti in una vicinanza a cui non siamo abituati o a una distanza che ci espone a emozioni quali tristezza, paura o rabbia.
Sono condizioni nuove in cui sperimentiamo la relazione, situazioni legate a variabili di contesto che non abbiamo scelto, ma che siamo costretti a subire. Una coppia che non digerisce bene la vicinanza costante o una coppia che soffre in una forzata distanza, può vivere un momento di crisi; questo momento può essere un’opportunità e non una condanna, può permetterci di osservarci come individui e come coppia, scoprendo degli elementi nuovi che possono arricchire il rapporto.
Anche la vita sessuale può risentire della quarantena, chi è distante è costretto ad un’astinenza forzata o è felice perché non dovrà più fingere mal di testa notturni; a prescindere da queste diverse percezioni delle cose, chi è solo può sperimentare una sessualità individuale per esempio attraverso la masturbazione.
Chi invece si trova a condividere tutto il tempo con il partner, potrebbe vivere un drastico calo del desiderio sessuale, oppure i due coniugi potrebbero avere livelli di desiderio sessuale diversi e inconciliabili. Tutto questo non ci deve per forza mettere in una condizione di allarme: sono reazioni naturali e diverse che possono indicarci varie cose non solo lo scenario peggiore, possiamo imparare a parlarne in coppia e magari a sperimentare nuove modalità di stare insieme e anche da soli.
Quindi prima di contattare avvocati divorzisti, affittare un monolocale oppure infrangere le regole della quarantena per correre dall’amata lontana, proviamo a chiederci come posso vivere la coppia in questa nuova dimensione? Che cosa posso scoprire? Cosa mi sarebbe piaciuto fare da solo che non ho mai fatto? Infine, cosa in coppia non ho mai sperimentato e vorrei provare?
Vi lancio una sfida, o un contest, se vogliamo dirlo in termini modaioli: Proviamo a condividere questo articolo commentando “per me l’amore al tempo del COVID-19 è…..” e ognuno di noi prova a descriverlo.
Occhio però ai commenti, il vostro partner potrebbe leggerli! ☺
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2 commenti su “L’amore ai tempi del COVID-19”
In questo momento é tutto fermo, sospeso, congelato. Anche i sentimenti sono fermi, meglio astenersi dall’oggi e dimenticare il passato, almeno si soffre di meno.
Questo momento è davvero singolare nel suo genere. Stiamo vivendo una quotidianità che molti definiscono surreale. Può essere assolutamente naturale quindi, voler evitare di sentire certe emozioni che in questo preciso attimo sono troppo per noi. Quello che definisci come astenersi, può essere una strategia per alcuni necessaria ora e quindi assolutamente degna.
Poi possiamo anche affacciarci verso l’idea che alcune emozioni per quanto poco piacevoli per noi e anche alle volte dolorose, sono portatrici di informazioni importanti e magari quando ne abbiamo voglia possiamo provare ad ascoltare e sentire ciò che ci dicono.
Un abbraccio virtuale!