autori: Andrea Gianfrancesco, Luca Bisceglia e Francesca Cairoli
Nonostante il fenomeno sia ancora oggetto di indagine, diversi autori e associazioni stanno contribuendo nello sviluppo di linee guida per il trattamento di queste problematiche.
Ad oggi i trattamenti più diffusi consistono in approcci che tengono conto della complessità del ritiro sociale considerandolo come fenomeno non imputabile esclusivamente al ragazzo ma a tutto il sistema più allargato, in particolare alla famiglia e alla scuola. Seguendo questo pensiero la direzione che si intraprende ci porta verso un approccio multi-sistemico.
In prima battuta troviamo l’intervento sulla coppia genitoriale, che nella maggior parte delle situazioni è la prima a portare una richiesta d’aiuto. In questo senso il lavoro terapeutico si concentra sia sull’analisi delle dinamiche familiari che sul supporto della capacità genitoriale ad affrontare le difficoltà relazionale con il figlio ritirato.
Quasi contemporaneamente, qualora fosse possibile, si potrebbe intraprendere un percorso domiciliare rivolto esclusivamente al ragazzo. Questa fase, particolarmente delicata, si prefissa l’obiettivo di instaurare una relazione diretta con il ragazzo, volto proprio a rompere quelle dinamiche cristallizzate che hanno portato al collasso del sistema famiglia. Trovando nel ritiro l’unica forma accettabile di comunicazione del disagio.
L’operatore che entra in contatto con il ragazzo si trova di fronte ad un ritiro su più dimensioni da quello sociale a quello scolastico, da quello familiare alla mancanza di idee sulla propria vita, una completa assenza della progettualità in ogni forma se non nel qui ed ora.
Uno degli obiettivi da raggiungere è quello di ricucire la rete sociale intorno al ragazzo rispettandone i tempi e le paure, intercedendo con la scuola affinché si riesca a progettare e programmare un possibile o ipotetico rientro. Cercando di entrare e conoscere il mondo del ragazzo ritirato, quel mondo che sembra così buio per chi lo guarda da fuori ma cosi avvolgente per chi lo vive.
Alla luce di quanto appena esposto possiamo constatare come questo particolare fenomeno risulti di ampia complessità, toccando diversi ambiti quasi allo stesso momento, da quello personale, a quello familiare per poi arrivare a quello sociale.
Entrare in contatto con queste persone, con i loro cari e con i sistemi che hanno intorno vuol dire dover entrare per forza nei significati personali che ognuno di questi attori ha costruito per arrivare a questo particolare stallo.
Quando nel corso di questo testo si è parlato di scelta è perché, escludendo la compresenza di altre psicopatologie, il ritiro viene descritto dal soggetto come una vera e propria scelta senziente, o meglio come l’unica scelta possibile per mantenersi in relazione con il resto della società.
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