Ci sono tre cose che ognuno di noi deve sapere per sopravvivere abbastanza a lungo nel mondo: cos’è troppo, cos’è troppo poco e cos’è esattamente ciò di cui abbiamo bisogno.
Proverbio Swahili
autore Davide Delfino
In tutto il mondo le famiglie stanno affrontando una nuova quotidianità, facendosi largo tra il prendersi cura dei propri figli e la gestione del lavoro e delle lezioni on-line: un vero inferno! I nostri bambini, e noi con loro, sono tagliati fuori dalle routine e dalle attività alle quali erano abituati.
Immaginiamo per un istante di essere una bambina o un bambino con un quadro di funzionamento riconducibile all’ADHD, con difficoltà connesse al deficit di attenzione e la necessità di muovervi più dei suoi coetanei.
Come ci sentiremmo in questa situazione? Cos’è che ci farebbe stare meglio?
Tutto all’improvviso è cambiato, non andiamo più a scuola al solito orario, l’ora di matematica non viene più dopo quella di storia, non facciamo merenda al suono della campanella, non pranziamo a mensa con i nostri compagni.
Le emozioni che viviamo potrebbero oscillare tra paura e rabbia, rievocando tristezza. “Quando finirà tutto questo?”. La risposta non c’è!
Potremmo aver bisogno di una struttura e di un maggior supporto per tenere il passo con l’apprendimento in questa difficile situazione.
Per questo motivo vorrei condividere con voi una breve guida, un compendio, con alcuni suggerimenti pratici pensati per aiutare le famiglie, genitori e bambini.
Prima cosa: comunicare con la scuola!
Se nostro figlio rientra in un quadro diagnostico ADHD, ma in generale come genitori, potrebbe tornarci utile porci delle domande:
- “Che cosa ha funzionato per mio figlio in passato quando aveva bisogno di concentrarsi?”
- “Quanta assistenza dovrei fornire a mio figlio/a durante i compiti?”
- “Chi è responsabile del monitoraggio dello svolgimento dei compiti assegnati?”
È importante che ci sia una condivisione dei supporti che nostro figlio riceveva di solito in classe, ci potrà essere utile per mantenerne continuità a casa. Chiediamo agli insegnanti, al personale scolastico che lo affiancava (personale OEPA, se presente) quale ruolo dovremmo avere nel mantenere nostro figlio organizzato, concentrato e centrato sui compiti.
Una comunicazione frequente e coerente con il personale scolastico ci sarà molto utile per facilitare questo momento di transizione, sia per i bambini che per noi genitori.
Strutturare la giornata
In questo momento, in cui instabilità e incertezza regnano, tutti i bambini traggono beneficio dalla strutturazione, ma quelli con ADHD ne hanno proprio bisogno.
Un bambino con ADHD, il più delle volte, non convive bene con l’incertezza, con il lungo ritardo tra l’esperienza e la gratificazione e con il non riuscire a prevedere quando si verificheranno le attività che lui trova più gratificanti.
Specialmente con i bambini più piccoli, è importante avere un programma stampato, un’agenda visiva (come quella che puoi scaricare qui sotto). Ben visibile, appesa da qualche parte in casa, meglio se in un luogo condiviso (la cucina per esempio), questa agenda mostra cosa è previsto fare, momento per momento, durante tutta la giornata.
Pensa in termini di capacità individuali di apprendimento
Sarà utile pensare in termini di momenti di apprendimento, piuttosto che fare riferimento all’intera giornata scolastica alla quale siamo abituati, che va dalle 8:30 alle 16:30 per i più piccoli.
Potremmo spezzettare un apprendimento in singole unità di informazione dotate di senso, attraverso il chunking, come viene definito in psicologia cognitiva.
Sappiamo dalla ricerca che l’attenzione cala progressivamente dopo 30 minuti e possiamo mantenerla in modo efficace per un massimo di 45 minuti. In condizioni ottimali, naturalmente!
Questo è maggiormente vero per i bambini con sintomi ADHD in cui il deficit di attenzione è parte integrante della diagnosi.
Cosa fare quindi? Dovremmo strutturare i momenti di apprendimento coinvolgendo i bambini per un periodo di tempo realistico rispetto alle loro capacità di attenzione, dando loro delle pause.
I bambini con ADHD, in particolare, beneficiano di quando noi adulti siamo in grado di stabilire in anticipo la durata di ogni singolo pezzo di apprendimento e cosa devono fare in quel preciso periodo di tempo. Quando siamo in grado di fornirgli aspettative chiare e condivise.
In questo modo, oltre a fornire uno strumento di regolazione emotiva condivisa, possono automonitorarsi e verificare loro stessi quanto tempo hanno lavorato mantenendo una buona attenzione e se hanno svolto il lavoro come previsto. Ciò permetterà di aumentare e rafforzare le loro capacità metacognitive.
Usare l’alternanza di attività.
Riflettiamo insieme ai nostri figli su ciò che li motiva maggiormente: un’attività con noi adulti, una videochiamata con gli amici su internet, un videogame. A questo punto alterniamo alle attività per loro meno allettanti, come i compiti scolastici, quelle che apprezzano di più. Ci aiuterà a suddividere il programma e le varie attività facendo seguire alle cose meno preferite cose più gradite.
Un esempio: l’insegnante ha inviato a casa delle attività e prevediamo insieme che si possano fare con 30 minuti di lavoro. Possiamo quindi suddividerle in due o più sezioni di lavoro continuativo, alternato a piccole pause e prevedere che immediatamente dopo il termine del compito si farà uno spuntino, un gioco da tavola o un po’ di videogioco.
Usa l’attenzione positiva!
Sappiamo che l’attenzione positiva (il dare maggiore enfasi e attenzione ai comportamenti lodevoli dei nostri figli ignorando o tralasciando quelli che ci fanno sentire più arrabbiati) è la motivazione più potente che abbiamo per influenzare il comportamento dei nostri bambini.
In particolare, con i bambini che hanno un quadro ADHD è utile rafforzare tale attenzione il più possibile. I bambini con difficoltà di controllo attentivo e degli impulsi hanno bisogno di un rinforzo grande, accentuato, immediato e intenso.
Quando pensiamo all’attenzione non dovremmo limitarci a pensare se il nostro feedback è adeguato, ma dobbiamo pensare a quanto tempo prestiamo attenzione positiva, quanto siamo fisicamente vicini a nostro figlio quando gli diamo attenzione, quanto siamo specifici e potremmo soffermarci sul nostro tono della voce.
Per esempio, nel momento in cui faccio un elogio a qualcuno, fa molta differenza se dico un generico “Ottimo lavoro” o se dico “OTTIMO LAVORO! HAI INIZIATO A FARE LA TUA ATTIVITÀ MOLTO VELOCEMENTE!”, stando vicino a lei o lui e aggiungendo un gesto fisico d’affetto, come una carezza, oltre ad aver fatto specifico riferimento al comportamento di “aver iniziato presto i compiti” e ad aver modulato il tono della voce, ponendo l’accento sulle parole più significative (ottimo e velocemente).
Usa l’attenzione come motivatore e come ricompensa
Con tutta la famiglia confinata a casa, i bambini richiederanno molta attenzione ai loro genitori, il che rappresenterà certamente un impegno, soprattutto per i genitori che devono contemporaneamente lavorare in remoto.
Quindi dovremo escogitare delle modalità per farli concentrare sul lavoro scolastico o sulle attività che possono fare in maniera indipendente dando loro come rinforzo la nostra stessa attenzione. Strano a dirsi, ma è proprio così!
Ad esempio, potremmo dire frasi del tipo: «Papà sta andando a lavorare al computer mentre tu stai giocando con le tue costruzioni. Se continui a giocare con le tue costruzioni, con tranquillità e in sicurezza, allora tra una mezz’ora farò una pausa e potremmo giocare insieme, o con le costruzioni o con un altro gioco».
Inoltre, potremmo rendere visiva quell’aspettativa con un disegno, di un semaforo per esempio, e dire: «Quando la mamma è sul colore rosso, non è disponibile, sta facendo un lavoro. Ma quando la mamma è sul verde, è la sua occasione per giocare con te».
Se siamo in due a prenderci cura del bambino, è possibile che uno dei due sia disponibile, quindi sul verde, mentre l’altro sia sul colore rosso. In questo modo diamo anche a noi adulti l’opportunità di organizzare il tempo e di sfruttare al meglio le risorse a nostra disposizione.
Spesso i genitori pensano a una ricompensa come al tempo sull’iPad, quando ciò che il bambino desidera davvero, più di ogni altra cosa, è la nostra attenzione!
Meglio essere presente, quando sei presente
Certamente molti genitori si arrangiano tra le responsabilità nei confronti dei loro figli e il lavoro a distanza e questo anche quando si è in due e cerchiamo di suddividerci il tempo, lavorando a turni.
Un’osservazione molto utile da fare è che questa strategia funziona solo se i bambini percepiscono che quando è finito il tempo del lavoro, e ci allontaniamo dalla nostra postazione, loro stanno effettivamente attirando e catturando la nostra attenzione.
Come fare? Dovremmo essere il più possibile coinvolti, utilizzando un linguaggio che commenta le nostre azioni e le nostre emozioni, facendo delle pause e chiedendo loro come stanno in quel momento, permettendogli così di esprimere i propri stati d’animo.
Poniamo un confine ed evitiamo di controllare il telefono o le e-mail durante i momenti in cui abbiamo promesso attenzione ai nostri bambini: è un momento fondamentale anche per noi, per ricaricare le nostre energie.
E per finire… il successo non è immediato!
Ci vorrà del tempo, sia per capire come lavorare al meglio con i bambini con problemi di attenzione sia per co-creare, insieme a loro, dei momenti di apprendimento: i genitori non sono terapisti di professione e, comunque, nemmeno in quel caso i risultati arriverebbero velocemente.
Quindi è importante gestire le nostre aspettative: all’inizio è bene mantenere un livello basso, per poi raggiungere una buona confidenza e un certo ritmo, capendo come funziona. Dovremmo considerarlo come un processo per tentativi ed errori, un adattamento.
Se abbiamo un’aspettativa e il bambino non soddisfa tale aspettativa, non si tratta di un fallimento, ma di un tentativo: riformuliamo i nostri obiettivi per il giorno seguente e rendiamoli un po’ più semplici e raggiungibili.
Consigli di lettura
Mackworth AK. (1976). Model-driven interpretation in intelligent vision systems. Perception. 5(3): 349-70
G. A. Miller (1956). The magical number seven, plus or minus two: Some limits on our capacity for processing information, in Psychological Review, vol. 63, n. 2, pp. 81–97.
Pezzica S., Vezzani C., Pinto G (2018). Metacognitive knowledge of attention in children with and without ADHD symptoms, Research in Developmental Disabilities; 83, 12, Pages 142-152
Rhoades, B. L., Warren, H. K., Domitrovich, C. E., & Greenberg, M. T. (2011). Examining the link between preschool social–Emotional competence and first grade academic achievement: The role of attention skills. Early Childhood Research Quarterly, 26, 182–191.