Le prime ricerche sull’orientamento professionale in Italia sono legate al nome di Sante De Sanctis[1]. Egli in un articolo 1919[2], espone le linee guida, le tecniche e i campi di applicazione della psicologia della vocazione, considerata da De Sanctis, una branca della psicologia applicata e prende origini dalle scienze del lavoro che, a loro volta, si fondano sulla fisiologia e sulle scienze sociali.
Questo settore disciplinare si prefigge come fine generale “l’utilizzazione” dell’individuo a vantaggio proprio e del gruppo sociale cui appartiene; a tale scopo mira alla determinazione del gruppo di lavori o della carriera a cui un individuo si mostra più adatto e alla previsione del successo dell’individuo come lavoratore o professionista[3]. La mansione lavorativa più adatta a ciascun soggetto viene individuata mettendo in relazione le qualità richieste da un mestiere o da una professione e le caratteristiche individuali.
Questo risultato si otterrebbe attraverso l’individuazione della vocazione, intesa come l’insieme delle attitudini, di origine ereditaria o di formazione precoce, maggiormente sviluppate in un soggetto[4].
L’opera di De Sanctis nel campo dell’orientamento appare caratterizzata, sotto un profilo metodologico, da un forte ancoraggio alla psicotecnica: le tecniche maggiormente utilizzate, infatti, sono i reattivi che sono anche i principali determinanti dell’esito finale del consiglio di orientamento.
Nell’ambito dell’orientamento l’opera di De Sanctis sarà continuata dal suo allievo Ferruccio Banissoni (1888-1952). Medico di formazione, Banissoni fu assistente e collaboratore di De Sanctis dal 1920 alla Cattedra di Psicologia Sperimentale di Roma.
L’orientamento professionale viene inteso da Banissoni come un’opera di informazione da parte dell’esperto sulle attitudini del giovane al fine di suggerirgli la scelta della carriera che metta in maggiore risalto le sue capacità[5].
Un ruolo importante riveste per il nostro Autore nell’orientamento dei giovani, la scuola che dovrebbe essere il luogo adatto per svolgere un’opera di supporto, anche per evitare che l’orientamento professionale diventi proprio di settori come le forze armate e la produzione.
Banissoni, infatti, d’accordo con i principi della Carta della Scuola, sostiene che la scuola possa usufruire delle varie materie di insegnamento, le quali, sulla base dell’andamento dell’alunno in ciascuna di esse, già di per sé forniscono allo scolaro materiale utile sulla conoscenza delle proprie capacità e quindi orientano nelle scelte sugli ordini di studi e quindi sulla professione. Il compito degli insegnanti, con la collaborazione del medico, è quello di fornire al giovane le controindicazioni per una professione scelta o imposta, riscontrabili nelle attitudini mostrate; Banissoni, quindi, auspicava una preparazione psicologica di questi operatori.
Questo modo di concepire l’orientamento trova la sua massima espansione in Italia con l’opera di Mario Ponzo. Nel 1929 egli pubblica il libro Alla ricerca delle attitudini nei giovani[6], il primo testo italiano che, con argomentazioni psicologiche, si occupa di orientamento scolastico e professionale[7]. Quest’opera riassume un ciclo di lezioni tenute dallo stesso autore tra il 1926 e il 1927 ad alcuni insegnanti presso l’Istituto di Psicologia di Torino e si propone l’esposizione delle metodologie atte a razionalizzare l’utilizzazione del personale lavorativo[8].
Secondo Ponzo questo si potrebbe ottenere attraverso la sistemazione di ciascun individuo nella mansione lavorativa a lui più confacente. L’azione orientativa deve quindi essere la comunicazione al soggetto delle attitudini in suo possesso e delle relative attività lavorative a lui confacenti, individuate dall’orientatore attraverso una serie di tecniche.
Ponzo propone[9] per rintracciare le attitudini, di analizzarle nella loro espressione quale capacità di un individuo a fare qualcosa e misurarne il grado dal rendimento. La presenza della capacità è, quindi, dato dalla abilità a svolgere un compito, che indica anche la presenza della specifica attitudine.
I compiti a cui sono sottoposti i soggetti sono le prove psicotecniche e i reattivi mentali. Per far si che queste prove fossero il più possibile corrispondenti alla realtà lavorativa, egli si avvalse della collaborazione di capotecnici e di ingegneri che lavoravano nelle officine. Il risultato positivo delle prove, e quindi la presenza delle capacità, è dato dalla correttezza dei risultati o comunque da un basso errore nell’esecuzione del compito (che determina in maniera inversamente proporzionale il livello della capacità).
Una volta accertate le attitudini, deve essere effettuato il profilo delle attitudini, riassumendo i risultati delle tecniche in apposite griglie[10]. Qui vengono riportate le misurazioni delle caratteristiche psichiche e fisiologiche analizzate in ciascun soggetto. Ponzo propone[11] l’analisi dei lavori disponibili secondo queste stesse caratteristiche, vale a dire una tassonomia delle capacità (specificando di volta in volta il grado della capacità richiesto per lo svolgimento di ciascuna mansione lavorativa) necessarie per svolgere specifiche mansioni lavorative, per costruire dei profili professionali “tipo”.
Il consiglio di orientamento è, quindi, effettuato sulla base della somiglianza maggiore tra il profilo professionale del soggetto e il profilo professionale “tipo”.
In linea con questo approccio si può classificare l’apporto, in tema di orientamento fornito da Maria Gasca Diez (1881-1966). Nel 1921 istituì, sempre a Roma, un “Ufficio di studio per l’orientamento professionale”, dove cercò di rintracciare da una parte, la natura dei bisogni delle figure professionali delle industrie e delle aziende e dall’altra cercò di entrare nelle scuole per iniziare un’opera di orientamento al lavoro.
Nel 1925 le fu affidata la direzione dell’Istituto o Gabinetto di Psicotecnica e di orientamento professionale fondato sotto il patrocinato del Governatorato di Roma, presso il quale funzionò tra il 1926 e il 1931 un padiglione, situato entro villa Borghese, chiamato Ritrovo del fanciullo dove, oltre alle normali attività di orientamento, si studiavano bambini con deficit mentali.
Gasca Diez si dedicò alla compilazione di monografie relative a vari tipi di mestieri con l’intento di divulgare tra le famiglie e i giovani le possibilità che si presentavano alle nuove generazioni. Un’altra opera importante fu la sensibilizzazione che operò con gli insegnanti al problema dell’orientamento attraverso un apposito corso patrocinato dal Ministero per l’Educazione Nazionale che si svolse a Roma tra il dicembre del 1929 e il gennaio del 1930.
[1] In realtà De Sanctis aveva già esposto alcune indicazioni sulla psicologia della vocazione durante un intervento tenuto al V Congresso Internazionale di Psicologia tenuta Roma, del quale abbiamo il resoconto di Ferrari già citato.
[2] De Sanctis S., Psicologia della vocazione, in Rivista di Psicologia, Vol. XV, 1919.
[3] Lombardo G. P., Pompili A., Mammarella V., (2002), Psicologia applicata e del lavoro in Italia: studi storici, op. cit.
[4] De Sanctis S., Principi ed applicazioni della psicofisiologia al lavoro, in Archivio Italiano di Psicologia, Vol. VIII, Fasc. I, 1930, p. 18.
[5] Banissoni F., L’orientamento professionale, in L’Osservatore Romano del 23 maggio 1943.
[6] Ponzo M., (1929), Alla ricerca delle attitudini nei giovani, Paravia, Torino.
[7] Lombardo G. P., Pompili A., Mammarella V., (2002), Psicologia applicata e del lavoro in Italia: studi storici, op. cit.
[8] Olivetti G., (1929), Prefazione, in Ponzo M., (1929), Alla ricerca delle attitudini nei giovani, Paravia, Torino.
[9] Ponzo M., Capacità e loro educabilità, in Rivista di Psicologia normale e patologica, Vol. XXVIII, 1933.
[10] Lombardo G. P., Pompili A., Mammarella V., (2002), Psicologia applicata e del lavoro in Italia: studi storici, op. cit.
[11] Ponzo M., (1929), Alla ricerca delle attitudini nei giovani, op. cit.