Per la storia, oggi è il 17 marzo 2020 e l’Italia tutta è in quarantena, più o meno volontaria, per l’emergenza sanitaria conseguente al Covid-19 ovvero Corona Virus.
“…il matrimonio dovrebbe basarsi in primo luogo sull’affetto – sull’amore, se preferite – e solo in presenza di tale sentimento il matrimonio offre qualcosa di… sacro» «Sto parlando proprio di questo, del fatto di preferire un singolo uomo o una singola donna a tutti gli altri, ma la domanda è: preferire per quanto tempo?”
Lev Tolstòj, La Sonata a Kreutzer
Il popolo italiano sa essere ironico nel suo intrinseco modo di essere. Sui social c’è un proliferare di immagini, audio e frasi satiriche.
Proprio ieri mi sono imbattuto in un file audio registrato, della telefonata di un signore al 112 (numero dei carabinieri CC messo a disposizione per l’emergenza Covid 19):
Lui: Pronto, buongiorno!
CC: Buongiorno, emergenza coronavirus.
Lui: Ci sarebbe un modulo da compilare per avere il permesso di uscire da casa 4/5 ore al giorno?
CC: Mi dispiace ma è essenziale che lei rimanga a casa.
Lui: La prego, veda se c’è un modulo da compilare! Non resisto più a restare a casa vicino a mia moglie! Ho bisogno di allontanarmene un po’!
CC: Ma non ha uno spazio dove poter stare da solo?
Lui: Siii, ce l’ho! Ma lei nun me lassa in pace!
E quindi l’amore? La coppia?
Rubin (1970) diceva che l’amore è “l’atteggiamento di una persona verso un’altra persona particolare, che implica la predisposizione a pensare, sentire e comportarsi in un certo modo verso di essa”.
Secondo Shaver, Hazan (1987) e i loro colleghi, l’amore è un processo biologico messo a punto dall’evoluzione per facilitare l’unione fra partner sessuali adulti, ma David Buss (1994) sostiene che l’amore non è soltanto uno stato sentimentale interiore, poiché è accompagnato e inseparabile da una serie di atti le cui conseguenze fondamentali sono incentrate sulla riproduzione.
A questo punto, perché mai si sta in coppia? Per puro e solo scopo riproduttivo?
Secondo Homans (1961), autore della “Teoria dello scambio” la relazione sentimentale è fondamentalmente influenzata da: Profitti (rinforzi) secondo una valutazione di costi / benefici; presenza/assenza di Alternative, altri partner o rimanere soli (condizionata dalla autostima dei soggetti); e dall’Investimento, ovverotempo, sforzo e risorse investite appunto nella relazione.
Invece per Walster e Berscheid, (1978) fautori della “Teoria dell’equità”, una relazione si fonderebbe su un individuo e il proprio partner che ricevono reciprocamente benefici commisurati ai costi. I problemi si verificherebbero quando un individuo percepisce uno squilibrio, ovvero quando un partner riceve di più e uno di meno.
E dov’è l’amore!??
A venirci in soccorso c’è il caro e vecchio Jhon Bowlby e la “Teoria dell’Attaccamento” ovvero quella predisposizione innata a ottenere e mantenere la prossimità e il contatto con una o più specifiche figure di riferimento che assicurino un senso di accudimento, protezione, salvezza e sicurezza.
Bowlby (1980), aveva sempre sostenuto l’importanza dell’Attaccamento lungo tutto l’arco della vita come una motivazione che ci accompagnerebbe, “dalla culla alla tomba”, intendendolo così come il nucleo attorno cui ruota la vita affettivo/emotiva di una persona da quando è neonato, per tutta l’adolescenza e gli anni della maturità fino alla vecchiaia.
Va detto che la maggior parte degli studiosi ritiene che i legami di attaccamento in età adulta assolvano fondamentalmente le stesse funzioni di base che esplicano in età evolutiva, ossia “il mantenimento della prossimità” e la relativa “protesta alla separazione”, la “base sicura” o il “rifugio sicuro” e che si esprimano nelle relazioni affettivo/sentimentali caratterizzate da un impegno e da un coinvolgimento durevole.
In sintesi i legami di attaccamento in età adulta hanno quindi le funzioni di:
1. garantire un senso di sicurezza e protezione;
2. fornire una base sicura per sviluppare l’attività esplorativa;
3. offrire conforto nei momenti di stress.
Queste funzioni dovrebbero manifestarsi, tuttavia, secondo quella che potremmo chiamare una reciprocità flessibile che sta ad indicare la possibilità di uno scambio complementare delle funzioni di protezione e sostegno emotivo, aspetto che costituisce l’elemento più caratteristico dell’attaccamento in età adulta differenziandolo dal legame di tipo asimmetrico tra bambino e figura di accudimento propria dell’infanzia.
In particolare Hazan e Shaver (1987), hanno proposto una concettualizzazione dell’amore romantico come un processo di attaccamento. Quindi le relazioni tra coniugi e altre coppie, più o meno, stabili sono legami affettivi che forniscono conforto e sicurezza. Per cui: gli stili di relazione degli adulti sono connessi con il legame di attaccamento che i soggetti da bambini hanno stabilito con le figure adulte (genitori); le relazioni affettive sono relazioni di attaccamento; in quanto si osservano le stesse differenze individuali in età adulta delle relazioni madre-bambino; e le persone ricercano partner che replichino gli stili relazionali che hanno interiorizzato da bambini.
Non solo l’attaccamento ci viene in soccorso per ritrovare tracce d’amore nei legami. E’ il caso di menzionare tre modelli teorici in materia d’amore.
Il primo è quello di J. Lee (1973; 1988) secondo il quale esistono 3 diverse macro categorie di stili amorosi:
- Una comprendeva lo stile EROS ovvero amore passionale e AGAPE o amore altruistico e disinteressato.
- Un’altra annoverava lo stile LUDUS fondato sul gioco, l’amore amicale chiamato STORGE e infine lo stile PRAGMA detto anche amore logico basato su un programma preciso concordato per arrivare ad un obiettivo comune.
- Ultima macro categoria riguarda uno stile detto MANIA e avrebbe caratteristiche pressoché tendenti all’ossessivo e al possesso.
L’altro modello da menzionare è quello di R. J. Sternberg (1985) ed il suo modello
Triangolare dell’amore. Secondo questo autore l’amore completo (perfetto) sarebbe basato sulla presenza e l’interazione di tre fattori: pulsionalità/passione, riguarda l’intensità della relazione, gli aspetti più impulsivi e profondi della storia d’amore, il desiderio sessuale e l’attrazione fisica, ma anche la dipendenza affettiva desiderio di dominio e di sottomissione; l’Intimità che si riferirebbe ai sentimenti di confidenza, condivisione e affinità, in grado di generare quell’esperienza di unicità e calore tipica di una relazione romantica; questo aspetto comprende il prendersi cura l’uno dell’altro, il sentirsi felici insieme, considerare l’altro speciale, voler aprirsi all’altro; infine, la Progettualità/Impegno sarebbe il lato più razionale ma allo stesso tempo indispensabile in una relazione, riguarda l’aspetto della motivazione e decisione dello stare con quella persona.
Dalle combinazioni di questi fattori Sternberg individua 7 ulteriori tipologie d’amore:
Simpatia, in cui è presente solo intimità; Infatuazione fondato sull’esclusività della presenza della passione; Amore vuoto, in cui farebbe da fattore protagonista la progettualità; Amore-amicizia, risultante dalla combinazione di intimità e progettualità;
Amore romantico frutto dell’integrazione di intimità e passione; Amore fatuo, dove si presentano fattori quali passione e progettualità; in ultimo l’Amore Completo o perfetto, difficile ma non impossibile da raggiungere secondo l’autore in cui le tre componenti si ritrovano insieme.
Il terzo e ultimo modello è quello di Ellen Berscheid (2010; 2013) che individua 4 diverse dimensioni dell’amore:
- L’amore fraterno/amicale (companionate love); è la dimensione dell’amore che risponde a principi di piacevolezza e/o spiacevolezza, libertà reciproca.
- L’amore romantico (romantic love); per grandi linee un’integrazione tra l’amore amicale e il desiderio sessuale.
- L’amore compassionevole (compassionate love); detto anche amore puro, nobile o altruistico, fondato sul prendersi cura, ovvero sull’accudimento.
- L’amore per attaccamento adulto (attachment love) che si struttura nel tempo; è la dimensione dell’amore che prevede la ricerca di cure e di protezione e pare svilupparsi nel corso delle relazioni di coppia.
Queste dimensioni amorose possono coesistere o alternarsi nel corso della stessa relazione affettiva o in più relazioni.
Allora che diciamo al signore che ha chiamato il 112?
Diciamo intanto che il problema non è di distanza ma semmai di regolazione emotiva. Quale emozione proprio non riesce a gestire/regolare quando è in presenza della moglie?
Molti autori (Schore 2003; Allen e Fonagy 2006) osservano, infatti, che le funzioni più importanti dell’attaccamento sono il controllo dell’angoscia e la regolazione delle emozioni, quindi in questa prospettiva il sistema dell’attaccamento si deve intendere non più come regolazione della distanza fisica, vicini o lontani, bensì come regolazione affettiva e soprattutto emotiva (Sroufe 1995, Barone 2007).
Poi gli si potrebbe suggerire di attingere alle cosiddette risorse di supporto sociale allargato, ovvero contattare telefonicamente amici, cugini e parenti vari, a meno che non lo faccia già ed è questo uno dei motivi per cui la moglie non lo “lasserebbe stare”, e ancora, perché no, potrebbe provare a condividere ciò che prova, proprio con la moglie, impresa ardua ma non impossibile.
In ultima battuta gli si potrebbe dire di resistere, più o meno come resistevano i soldati in trincea durante la prima guerra mondiale, che dopo un periodo non identificabile di tempo in cui si sparavano addosso, cominciavano inavvertitamente e spontaneamente a cooperare al punto che dopo una raffica reciproca di spari al mattino, si alzavano dalle rispettive trincee i cartelli con su scritto “0K” (zero killed).
Un commento su “Ah l’Amore! L’Italia in quarantena per il coronavirus”